Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Le due vie

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Brandi, Cesare 41 occorrenze

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’altro lo spettatore, cui è precluso di intervenire in tale identità e, se lo fa, come avviene, nel caso di manomissioni, rilavorazioni, e anche di

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non si confonderà col passato-passato. Picasso è ancora vivente ma appartiene al passato-passato: Fautrier fino a poco fa vivente, apparteneva al

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struttura che lo fa tale, e la possibilità in generale che la coscienza ha di accedervi.

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essenza, arte come recezione che ne fa la coscienza.

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apparentemente si attraversano, come invece sembra se, per un inganno prospettico, dei due piani se ne fa uno solo.

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la sua apparizione produce. Una volta che l’opera ha stancato e non fa scattare più il moto d’integrazione dello spettatore, il suo tramonto è segnato

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fa la lente d’ingrandimento, e come elevandolo a potenza. In altri, questo processo di isolamento, che, si ricordi, è la prima fase dell’investimento

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E del resto la sostituzione sempre più marcata del termine di sperimentalismo al termine di avanguardia, fa vedere che quest’ultima è divenuto una

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Il ricorso esplicito che una notevole parte della pittura contemporanea fa, come s’è già osservato, alla fotografia, usandola scopertamente come un

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consentire di esser raggiunta su quella strada, la pittura stessa dovesse essere interpretata erroneamente come mimesi — lo fa indurre il fatto che non

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si considera e si concede senz’altro, che l’occhio della camera è l’occhio di chi fa la fotografia e vi inquadra la presa d’immagine che ricava dalla

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’immobilizzazione che l’artista come il fotografo ne fa, sospendendolo nella sua coscienza dal flusso del tempo, non trapassa automaticamente col maggior numero di

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quanto che la pittura moderna fino a poco fa aveva praticamente estromesso l’oggetto, si modella sulla fotografia, e, proprio in questo modellarsi sulla

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avvertimento, che d’altronde fa onore a Weber, mostra anche quanto sia illusorio lo studio delle tecniche artistiche esperito separatamente dal giudizio

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costituire una presenza, ma unicamente una semiosi. Non basta dire, come fa l’Eissler, «ogni opera d’arte è anche un problema psicologico»7 per trasformare

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Leonardo e quindi indicativo della sua vita con due madri, con quella vera e con la matrigna. Al qual riguardo l’accurata analisi che l’Eissler fa dei

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quel che la fa peculiarmente altra dal fenomeno, accada invece che venga così fraintesa e stravolta, basterà si ricordi, come già si è detto, in primo

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Ora, la storia si fa del passato, non c’è storia del presente: nel presente, per la storia, c’è uno svolgimento in atto che viene ad essere

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’arte il monumento storico, si eccettua dall’opera d’arte, sia pure dandolo per accertato o accettato, ma comunque accantonandolo, quanto fa dell’opera d

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esplicitamente: «La verità [nella particolare accezione cui si è già accennato, che ne fa Heidegger] che sboccia nell’opera [d’arte] non è attestabile né

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categoriali, in quanto scientificamente inverificabili, urtano poi irremissibilmente contro l’emergenza di quello che fa ineffabilmente opera d’arte l’opera d

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presente non contrasta con la coscienza storicistica dell’opera d’arte, poiché a questa, indipendentemente da quello che la fa opera d’arte, e solo

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prevedo nessuno, e vi trovo una persona. Non c’è dubbio che il fatto di prodursi in presenza fa aggio su tutto il resto, su quella che sarà l

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riassume un libro: chi fa questo comunica, ma l’opera, in quanto è se stessa, si dà in proprio e non comunica.

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punto di stazione di chi ne fa la recezione nella coscienza, questo punto di stazione può sembrare, anche se non lo è, lo stesso di chi intende

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’essenziale di quello che fa opera d’arte l’opera d’arte, come chi si arrestasse, per definire l’uomo, a dire che è un animale o una scimmia sui

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inderogabilità del punto di stazione per cui l’opera d’arte è esaminata nella recezione che ne fa la coscienza. Nella inderogabilità di questo secondo

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percepito, in quanto che fa retrocedere la pregnanza della realtà per interrogarne il significato o per porla o riconoscerla come portatrice di significato

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e la fattura delle prime armi, deve insegnare a non invadere l’altro campo della coscienza a cui fa capo l’astanza. Per cui né la realtà fisica è un

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fa astante. In quanto si fa astante, viene a proporsi con una struttura che differisce radicalmente dalla struttura che lo regge quale messaggio che

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disponibilità, di inerzia dell’immagine, dal punto di vista semiologico. Ad un’immagine si fa dire quel che si vuole. Anche ad un’opera d’arte. Basti l

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’architettura fa parte indissolubile dell’architettura stessa; ma non è la struttura per cui si qualifica architettura-opera d’arte. Un’eguale struttura

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Perciò se tutto fa sistema, nell’opera d’arte, perfino le parti non realizzate pienamente, la struttura per cui si rivela opera d’arte non sarà

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che fa il significato di un’architettura, la sua sostanza conoscitiva, e cioè l’uso a cui è destinata, rappresenta una genericità più che una

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’identificazione della causa col medio «attraverso cui si sviluppa una prova» fa emergere già nella causa la categoria. Quando allora Leibniz per la prima volta

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, fa l’osservazione illuminante che, del principio di ragion sufficiente, «tanto spesso ma sempre invano n’è stata ricercata una prova» 12.

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) fa sì che, da un lato l’apriorità dello spazio e del tempo non sia disturbata dallo spazio-tempo o dallo spazio pluridimensionale della nuova fisica

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elaborato nel mondo dell’esperienza diretta, e non possa invece accettarsi la causalità in quello che fa opera d’arte l’opera d’arte, in quell’insorgere

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fra responsabile e causa non fa altro quindi che reinsenrsi nelle quattro cause aristoteliche, ossia nella scomposizione logica di una relazione, di un

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fa risalire all’ontologia, ma non storicizza, nel senso della storia umana, i processi della natura.

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una dottrina formulata più di un secolo fa, il fatto che questa possa ancora offrire una così larga base al pensiero e all’azione, esige proprio un

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